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I due costruttori


Letture


Matteo 7, 24-27

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. 
La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. 
E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 
La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande». 
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

 

Filippesi 3,3-14

perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne; benché io avessi motivo di confidarmi anche nella carne. Se qualcun altro pensa di aver motivo di confidarsi nella carne, io posso farlo molto di più; io, circonciso l’ottavo giorno, della razza d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio di Ebrei; quanto alla legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. 
Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. 
Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo  e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. 
Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. 
Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo {Gesù}. 
Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.

 

Tra una settimana ben cinque giovani (tre uomini e due donne), che si sono formati in questi anni per il pastorato, faranno le loro confessioni di fede e saranno riconosciuti come pastori e pastore della nostra chiesa. Tutta la chiesa raccolta per il culto alzerà e imporrà loro le mani nel gesto antico della benedizione e dell’invio.
In quel contesto diranno che il senso della loro vocazione è in Cristo e che l’annuncio del Regno di Dio è l’orizzonte in cui si svilupperà il loro ministero.
Noi come chiesa chiediamo, però, che questa confessione di fede centrata su Cristo e la sua Parola sia condivisa da ogni credente.

La parabola che abbiamo letto oggi ci parla proprio di questo ascolto fedele e attento della Parola di Gesù che fa da base alla nostra esistenza.
La parabola delle due case viene posta in conclusione del Sermone sul Monte, la predicazione più radicale di Gesù. Anche questa collocazione indica l’importanza di un ascolto che traduca poi la fede in pratica corrente.
La fede non è un’astrazione, un concetto da capire con la ragione, o solo un sentimento del cuore.
La fede non ci rende ciechi di fronte alle difficoltà della vita, ma ci dà strumenti diversi per affrontarla.
La parabola parla, infatti, di una tempesta che sconvolge la casa. Indica, cioè, che la fede in Gesù non tira fuori dalle difficoltà, ma può essere uno strumento di resistenza.

Nel racconto, la casa distrutta era costruita sul letto secco di un ouadi, uno di quei fiumi che abbondano d’acqua solo nella stagione delle piogge. Quel fondo, che sembra facile per costruire, in realtà si rivela pericoloso, e Gesù paragona quel costruttore a chi ascolta senza mettere in pratica. La coerenza tra parola e azione fa dunque parte della nostra comprensione della fede.
Ma la base è l’ascolto della Parola, l’ascolto di Gesù, la rielaborazione personale e comunitaria per comprendere bene cosa ci viene proposto.
L’apostolo Paolo è molto chiaro su questo. Nulla di ciò che io sono fonda il mio valore di fronte a Dio, ma Cristo è divenuto la mia giustizia.

Lutero riprenderà proprio dall’esperienza di fede di Paolo la sua comprensione della salvezza per grazia.
E’ Dio che agisce in me e per me, non sono io.
Se questa posizione pare troppo passiva, basta rifarsi invece a Gesù, alle sue parabole, a questa parabola.
I due costruttori non si differenziano in ciò che fanno – hanno tutti e due da costruire la loro casa. Ciò che li differenzia è il come, la base su cui appoggia la loro vita.

E Paolo comprende che tutto ciò su cui ha fondato il suo senso di identità fino a quel momento non è nulla.
La sua religione, la sua appartenenza di popolo e anche la sua cultura e la sua costruzione umana: tutto ciò che lo ha fatto diventare la persona che è, ciò per cui ha faticato, su cui ha investito e costruito, è nulla di fronte a Cristo.
Qui l’apostolo ci dà una grande lezione di umiltà, che sposta lo sguardo dall’essere centrato su di sé a Cristo. Inoltre l’apostolo traccia i riferimenti di una umanità che non può essere divisa per razza, religione, etnia e neppure per ricchezza o successo personale.
Perché Cristo offre la vita piena e la salvezza a tutti e il suo nome “giustizia che viene da Dio” indica un’umanità che non discrimina e un’azione di Dio a favore di tutti.

Dunque, cos’è che dobbiamo tralasciare nel costruire la nostra vita?
Essa non può essere fondata su valori etnici che creano solo discriminazione e disumanità, come vediamo attorno a noi.
Né su quanto successo ha ottenuto il mio lavoro, su quanta ricchezza ho accumulato, su quanta “benedizione materiale” mi pare di avere ricevuto. E neppure sulla mia scelta di fede, sull’essere valdese, o protestante. E’ Dio, infatti, che mi incontra in Cristo, da Dio ricevo capacità di fede e grazia.
Cristo è la mia giustizia e l’orizzonte della mia speranza. Viene a cadere ogni presunzione di superiorità, ogni discrimine, ogni arroganza. Gesù Cristo mi chiama alla vita e su quella chiamata costruisco la mia casa.

 Predicazione di Letizia Tomassone, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, Domenica 13 agosto 2017

 

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Ultimo aggiornamento: 28 agosto 2017
 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze